Li ho conosciuti che si stavano sciogliendo per mancanza di prospettiva, in effetti un’alta valle secondaria dell’Appennino emiliano non offre granché. Stare con i piedi per terra è sempre un buon inizio e cominciai ad ascoltarli: il loro essere tagliati fuori da ogni possibile scena li rendeva affascinanti. Ingenuità, talento, strafottenza; un gran bel nome dialettale: USTMAMO’ = proprio adesso!
Li presi in parola. Anni di vitalità estrema. Era tanto, tanto tempo fa.
Registrammo un piccolo video: paesaggio montano con fiume, Ezio, Mara, Luca alza lo sguardo in camera e dice: – gli Ustmamò sono una ghenga, io sono il capo –.
Era vero. Il primo disco e, appena prima che cominciassero i concerti, il ritorno di Simone dopo anni in Africa, in USA, con una chitarra ed una gran voglia di suonare: cercava gli Ustmamò che cercavano lui. Li ho seguiti le prime due tournèe e fino al terzo disco; persa l’ingenuità e dovendo gestire il proprio talento hanno deciso, in assoluta autonomia, il loro destino. Ci ho discusso, litigato, non mi hanno ascoltato, sono sempre stato fiero di loro; era la loro storia. Poi è finita.
Ho ricominciato otto anni fa con Ezio: Bella Gente d’Appennino, decine e decine di concerti per voce e violino tra chiese, teatri, radure, piazze, castelli: un’Italia da incanto. Quattro anni fa è arrivato Luca con basso, chitarra elettrica, batteria elettronica. Ezio senza tralasciare il violino ha ripreso la chitarra; io ho cominciato a sorridere della mia storia, tutta, ed è nato FLG A Cuor Contento. Una realtà che non smette di sorprendermi, mi fa felice e sono Luca ed Ezio a renderla possibile sul palco; Mauro al mixer; Sergio nei rapporti con il mondo.
Come io sono determinato dalle parole, Ezio dal violino, Mauro dalla tecnica, Sergio dal management, Luca lo è dal suonare, stare sul palco, comporre canzoni. Vive in una casa isolata sui monti, a 1200 metri s.l.m., ma campa di musica, traffica in chitarre, bassi, amplificatori, produzioni, consulenze; necessita di una band, la sua band.
Ha fatto un disco, è l’ultimo disco degli Ustmamò, lo è anche se non c’è Mara né Ezio. C’è Simone. Visto dall’esterno non so che effetto possa fare, visto da dentro non può che essere così. Per quanto estraniante, non così troppo, non così tanto da non riconoscerne l’impronta musicale, il marchio di fabbrica.
Da 10 anni non ascolto musica tranne qualche cd di musica sacra in caso di necessità e, ultimamente, Mauro mi fornisce compliations reggae per le pulizie di primavera. Da 3 settimane ascolto il disco di Luca, mi ha fatto innervosire molto per l’uso dell’inglese, un po’ perché non c’è la voce di Mara, poi sorridere perché mi sto abituando alla sua voce. E sono contento per Luca e le sue canzoni cominciano a farmi compagnia; proprio adesso che comincia primavera e si riaprono le finestre sull’aia, sugli orti, sui monti. Le rose fioriranno. USTMAMO’.
Ferretti Lindo Giovanni